domenica 29 gennaio 2012

COMPOSE #3

...E se è indiscutibilmente vero che l'uomo non è un creatore bensì un traformatore, un plasmatore, un artigiano prima che un artista, allo stesso modo è vero che nella composizione (come daltronde significa la parola stessa) non è possibile nè distruggere nè creare nulla. La composizione è un procedimento che comporta modifiche sostanziali, arretramenti minimi, emersioni della materia dalla memoria passata, sovrapposizioni future nate da presupposti di memorie passate, ma la proporzione, l'euritmia, il peso, la luce, l'ordine, la distanza, il tempo e lo spazio conducono ogni azione possibile; eppure la distruzione (intesa ad esempio come l'annientamento di uno dei piani della memoria, come il tentativo maoista di distruggere la muraglia cinese) e la creazione (come il tentativo di progettare una nuova colonia usando un linguaggio senza radici) sono azioni impossibili. Le tracce rimangono sempre, compongono il nostro campo d'azione, se vengono ignorate rimarranno integre e quindi confrontabili, se vengono cancellate riemergeranno più distanti nello spazio o nel tempo, se vengono esaltate potrebbero avere il sopravvento sulla composizione; dunque non rimane che includerle nella composizione come un elemento qualunque di quest'ultima...

martedì 24 gennaio 2012

WAKE UP

...chissà perché i pennini da china sono come i bambini, ogni mattina per svegliarli fai una grande opera di convincimento tra scossoni e "parole dolci"...

lunedì 23 gennaio 2012

COMPOSE #2

...Inoltre la composizione non è un puzzle, i pezzi che la formano non sono tutti già predisposti e non sempre entrano con naturalezza prefigurata, è il compositore a creare (forgiare) i pezzi disegnandoli in modo che si incastrino perfettamente o dando un'immagine forte della perfezione.
Esistono la forma e la misura, la prima è la materia l'altra è il bulino, è importante usarle con cura affinchè diventino composizione o parte di esse: eccessiva forma porta eccessiva astrazione, eccessiva massa, poco controllo; eccessiva misura porta eccessivo controllo, eccessiva semplificazione, poca architettura.
Nella composizione esistono figure retoriche, esistono regole, non esistono limiti trascurabili, laddove esistessero sarebbe necessario rafforzarli negativamente o positivamente.
Tutto ciò che esiste è trasformabile e può ricondursi ad una sintesi compositiva deducibile dall'osservazione, dalla storia, dall'esperienza, dalla critica, dagli eventi o dal nostro operato come architetti...

mercoledì 18 gennaio 2012

COMPOSE #1

...e quando affronti o proponi la composizione in un sistema già risolto è necessario che tu ti inserisca nei suoi punti deboli (tutti i sistemi ne hanno), puoi usare un pennello, un piede di porco o la dinamite, l'obiettivo è mettere in crisi il sistema prima che lui metta in crisi te. È come una maledetta battaglia, e tu stai arretrando troppo.

martedì 17 gennaio 2012

LESS IS MORE

...Poi passa davanti a me mentre schizzo sul mio quadernetto in pelle, disegno in china con la 02 una prospettiva di via della conciliazione, indugiando un po' di fino sui profili degli obelischi piacentiniani, faccio un muro che fa da fondale e davanti ad esso una facciata sporgente, non priva di bucature modulate, simile alla facciata di un palazzo romano, come una scenografia. Lui sembra capire la mia frustrazione: comprendere che sono estremamente lontano dalla "sintesi compositiva" e che non so come avvicinarmici, ho molta strada da percorrere perciò mi dice:
"più forza di volume, meno calligrafia...".

lunedì 16 gennaio 2012

TERMOS

Poche cose al mondo ti rimettono al mondo meglio del calore. Il sole, la doccia, un thé, l'abbraccio...soprattutto quest'ultimo.

MOBILE ME

...Dovrebbe essere il primo post scritto dal cellulare...speriamo che venga pubblicato.
Non ho molto da dire stanotte, il sonno prende il sopravvento e le giornate offrono solo spunti da dimenticare. Siate lieti.
'Notte...

martedì 10 gennaio 2012

WORK

...poi una coppia barese si suicida, lo fa perchè ha perso completamente la speranza di trovare un lavoro, di poter sopravvivere dignitosamente, lo fa per paura della povertà, ma analizzare le cause di un gesto simile lascia necessariamente il tempo che trova poichè non ce n'è mai una sola ma sempre tante e tali da eliminare la facoltà di giudizio. Non è solo il lavoratore in sè, quello che prende il salario, a suicidarsi, ma anche l'imprenditore, quello che prende gestisce i capitali, ed è anche il libero professionista, quello che prende lo "stipendio", tutti questi ruoli sono stati spinti al suicidio e la ragione fondamentale è solo una, ossia la morte progressiva del lavoro.
Il lavoro in Italia (e non solo) sta morendo perchè alcuni prodotti non sono più richiesti dal privato, perchè i prodotti  richiesti dallo stato non sono pagati dallo stato, perchè le banche non erogano credito poichè il mercato non esprime fiducia ma all'origine di tutto non può esserci solo la mancanza di fiducia, ci deve esserci necessariamente anche un crollo del sistema nei suoi punti deboli, e uno dei suoi punti deboli più grandi è la crescita come unico strumento per creare ricchezza, e ciò che avviene in questi giorni è proprio l'effetto di ciò che accade quando si cerca di continuare a crescere anche quando non ce n'è alcun bisogno, o peggio, quando non si possiedono le basi e le materie prime per creare crescita; e la cosa più assurda è che l'unica soluzione che sembra attuabile è la creazione di ulteriore lavoro per creare ulteriore crescita, senza però intaccare i capitali pubblici e senza creare altro debito pubblico che il sistema della crescita costante ha già creato.
Ma poi tutta questa crescita assurda che va al di là delle nostre reali possibilità, che si traduce in sprechi insensati, che vantaggio ci dà? Costruire strade per far passare altre automobili che bruciano altra benzina che nasce da altro petrolio che viene estratto semilegalmente da altre compagnie che semilegalmente si accordano con governi per lo più incivili che finiscono col generare dittature più o meno controllate da quelli che in fin dei conti vogliono creare ricchezza costruendo strade per far passare altre automobili, a chi giova?
A chi giova costruire nuovi impianti sportivi per nuove olimpiadi? a chi giova un carrozzone che fa finire ogni bilancio in perdita e lascia dietro di sè infinite (anche nel letterale senso di non-finite) cattedrali ipertecnologiche di cui nessuno farà più uso?
Sapevate che il 60% delle nuove strutture del grande Expò di Milano del 2015 verrà demolita? Quale guadagno resterà da questo spreco di denaro mondiale?
E non è che l'ennesima considerazione banalmente vera.

sabato 7 gennaio 2012

PESSIMISMO CHE FASTIDIO

...in fondo stiamo degradando in un atmosfera troppo cinica. Passiamo un periodo di crisi, anzi per essere precisi stiamo vivendo l'apice di un periodo di crisi economica globale, ma in realtà l'Italia sta vivendo l'apice di una crisi culturale che è iniziata molto tempo fa, tuttavia è solo in questi ultimi due anni che gli Italiani se ne stanno rendendo conto, o almeno l'estensore di questo blog pensa che sia così.
"Gli ultimi anni hanno mostrato le crepe reali dell'incantesimo del Berlusconismo" conosco almeno dieci giornali che avranno scritto una frase così banale e vero allo stesso tempo, ma il termine Berlusconismo presuppone una colpa un po' troppo grande per Silvio Berlusconi poichè il Berlusconismo è solo ciò che abbiamo voluto credere, ossia l'esistenza di un mondo ricco dove l'assenza di regole era un valore da perseguire, seguito dal culto del più furbo (neanche del più forte, del più arrogante), dal culto dell'eccesso in ogni sua forma; il fatto che Berlusconi abbia rappresentato tutto questo non ne fa l'unico colpevole, i simboli non hanno colpa, le persone simbolo non hanno più colpa di ciò che hanno fatto fisicamente, ad esempio trovo molto più grave il fatalismo che ci ha colto in questi giorni, il fatto che sembri impossibile risollevarsi, per l'appunto il cinismo dilagante che ci ha colpiti tutto insieme in tre, quattro mesi, ora siamo ipercritici verso qualunque azione di governo, qualunque iniziativa locale, qualunque impresa privata, persino di fronte ai programmi di cucina valutiamo scadente qualsiasi cosa. Andiamo a scovare il pelo nell'uovo di ogni funzionario, illudendoci che stiamo solo cercando il migliore degli onesti perchè ci guidi alla salvezza, ma nel nostro cuore non siamo convinti di salvarci, campiamo con l'idea che c'è una fine inesorabile che sta per arrivare e ci travolgerà tutti; siamo nudi, spogliati del manto caldo del Berlusconismo, senza quella finta vestaglia di paillettes pensiamo che non ci sia futuro, senza l'illusione non c'è futuro, senza l'effetto placebo non c'è futuro, senza un bel po' di coca in corpo non c'è futuro. Tutta la retorica politica della destra e della sinistra non hanno fatto altro che rincoglionirci di parole discordanti fino al punto da farci credere che davvero non ci sia nulla da costruire poichè è tutto talmente distrutto da non poter reggere più nulla, neanche fossimo usciti da una guerra mondiale.
Che rabbia, che lassismo, che inerzia, che palle!

venerdì 6 gennaio 2012

ACTOR'S CUT

...Che poi entri nella Feltrinelli e ti trasformi in un intellettuale vagamente di sinistra grande intenditore.
...Vai da Elite e divieni gran gourmet, espertissimo di salse speziate e contorni sfiziosi.
...Entri al cinema e sei il nuovo Morandini, scopri sfumature e inquadrature che nessuno avrebbe notato.
Ne consegue che ognuno crea il proprio personaggio a seconda delle circostanze e delle "sfide" che si trova ad affrontare quotidianamente, bella scoperta.
Peter Sellers, uno dei più grandi attori di tutti i tempi, sosteneva di non esistere come Peter Sellers, egli esisteva come ispettore Clouseau, come dottor Stranamore, come dottor Manchu, ma mai semplicemente come Peter Sellers.
Quindi stamattina mi sveglio con la domanda: chi sono veramente io? chi sono veramente gli altri? Poichè bene o male la mia fase adolescienziale scoordinata di perdita o scoperta della mia personalità l'ho superata, posso a buon diritto affermare che io sono in effetti tutto quello che faccio, tutto ciò che scrivo, tutto ciò che disegno, tutto ciò che progetto, tutto ciò che compro, tutto ciò che dico e che smentisco, indipendentemente dal fatto che ci sia o meno uno scopo che lega tutti questi eventi.
E' per questo che alla morte di grandissime personalità ci sono folle oceaniche pronte a strappare pezzetti di stoffa (o pezzi di carne) della veste del proprio eroe, è per questo che si vogliono toccare con mano i miracoli dei santi, o le opere dei grandi statisti. Quando si possiedono milioni di ammiratori la fede non basta, tutti vogliono una traccia del passaggio del mito, forse hanno paura di essere talmente tanti che non basti aver creduto ma che ci voglia una prova tangibile di cosa li ha convinti a credere. Stavo per scrivere che al contrario a chi ha pochi ammiratori questo non accade, ma non è così, io stesso vorrei una traccia di chi mi lascia da conservare gelosamente. Quel che rimane a noi altri dunque è una traccia del passaggio, dovrebbe ricordarci perchè abbiamo creduto, perchè abbiamo sperato, ma in realtà ci ricorda solo che è passato e non perchè è passato, questo perchè probabilmente un disegno evidendente di ogni atto della nostra vita o della vita del mondo non esiste, dunque è giusto vivere e intendere la vita come una successione di grandi prove d'attore e non un percorso unico: non un unico spettacolo, ma un abbonamente a miliardi di spettacoli tutti bellissimi.

giovedì 5 gennaio 2012

ORIGLIANDO PER STRADA

un regazzino a sua madre:"...che poi se devo mangiare tutti i giorni la pasta, mi spieghi perchè non mi fai mai la pasta al forno due volte di seguito?..."

regazzino, hai tutta la mia stima...