venerdì 10 febbraio 2012

COMPOSE #4

...prendete il caso di un grattacielo.
Esiste un livello di astrazione nel quale oggetti complessi diventano semplici solidi geometrici, è in questo piano che rivelano la loro vera identità. Un grattacielo non è che un parallelepipedo estremamente alto (o lungo), un'emergenza che trova la sua frequenza espressiva attraverso il dialogo con il suo intorno; questo dialogo risulta più evidente tra un'emergenza e uno spazio aperto o tra un'emergenza e un tessuto denso relativamente basso, risulta parziale tra diverse emergenze sparse in un vasto spazio aperto o in vasto tessuto relativamente basso, risulta minimizzato se le emergenze smettono di "emergere" formando un tessuto denso di parallelepipedi alti. In nessun caso perderà la sua identità, L'altezza ne mantiene l'aspetto identitario ma la necessità di rapportarsi con la terra e col cielo lo spingono a fare un salto nel mondo della composizione trasformandolo in un organismo a sé stante, diventa un ponte tra cielo e terra e tra astrazione e tipologia.
È dunque vero che il grattacielo (o l'edificio emergente generico) non è adatto a contesti definiti superficialmente "tradizionali"? Sul piano dell'astrazione certamente no...

2 commenti:

  1. Come dicevamo giorni fà...in realtà il grattacielo è una tipologia talmente autonoma, talmente conclusa in se stessa, che in astratto potrebbe essere accostata a qualsiasi contesto, è lì ferma e si manifesta a noi in tutta la sua pienezza e completezza. Stupisce ma allo stesso tempo è facile da comprendere e raccogliere alla vista dell'occhio umano, e amio parere è di certo meno impattante di un'edilizia puntuale diffusa.

    Ale

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  2. "in realtà il grattacielo è una tipologia talmente autonoma, talmente conclusa in se stessa, che in astratto potrebbe essere accostata a qualsiasi contesto"

    è una di quelle frasi che mi sarebbero servite per spiegarmi meglio...:)

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